Recensione di Vito Caruso su Free Press online

18 Maggio 2025  Free Press online

“Raccoglievamo le more” di Agata Motta

“Raccoglievamo le more” di Agata Motta

Ho finito di leggere il romanzo opera prima “Raccoglievamo le more (Kalós), 341 pag., di Agata Motta, misterbianchese, giornalista, scrittrice e docente di Lettere.

Il romanzo è ambientato negli anni Quaranta del ‘900, ascesa del fascismo, seconda guerra, e sua caduta, in un paesino ai piedi dell’Etna, nella nutrita famiglia Vitale, i figli Rodolfo, Annamaria, Antonio, Emma e Palmina, la mamma Maria, il padre Giovanni, lo zio arciprete, la domestica e diversi personaggi dell’ampio quadro.
Abbiamo grande storia, snocciolata anche nelle cronache di guerra del diario di Antonio, e microcosmo paesano che la subisce.
C’è il come eravamo (l’imperfetto del titolo, più delle more) e il recupero di identità del personaggio Aurelio, che nel 2002, in prologo e soprattutto in epilogo fa capire a cu’ appatteni.
Nel mezzo c’è una prima parte sulla famiglia Vitale (memorabili, tra i vari ritratti, la candida prima comunione di Palmina e i primi amori) e una seconda sui tanti personaggi di contorno cui l’autrice concede democraticamente udienza, come nelle voci raccolte sul filo del telegrafo da Giacomo il gobbo.


I pregi: lingua raffinata e duttile, che dal colorito ironico, speziato da deliziose forme dialettali e folgoranti metafore, sa elevarsi a tratti di liricità nei passaggi identitari e nel tragico racconto del pino dei tedeschi, nucleo primordiale (scritto 25 anni fa) ispiratore del romanzo.
Incastri perfetti in una narrazione regolata da ordine espositivo e senso della misura. Marchio di fabbrica della scrittrice, il tempo presente usato nei dialoghi e piccole note di regia inframmezzare tra gli stessi per ancor più teatralizzare e tenere avvinti.
Agata Motta dà prova di amorevole sensibilità e rispetto per tutti i suoi personaggi (non eleva alcun protagonista), compresi quelli della parte avversa, gli stessi fascisti in casa Vitale, i tedeschi del pino e il cattivissimo gerarca detto il Morto.
Risultato di tanto gnegno (ingegno) creativo è un toccante romanzo, ottimo manuale di scrittura, che può essere inserito tra le grandi letture della vita.

VITO CARUSO

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